Stati Generali
Le proposte della Regione, rese pubbliche a marzo
2009
BOZZA 17 febbraio 2009
PROTOCOLLO
D’INTESA PER LA REDAZIONE DEL
PIANO STRATEGICO DELLA VALLEDORA
1. LE RAGIONI DI UN PIANO STRATEGICO
L’area della Valledora costituisce, per la
sua allocazione nella scale dei valori territoriali e ambientali, una
situazione alquanto complessa nell’intero panorama regionale (sia per le sue
caratteristiche, sia per il suo utilizzo) e, per alcuni versi, anche
esemplificativa della possibilità di attivare reali politiche di governance per
il governo complessivo dell’area.
La sua collocazione territoriale (che
interessa due province e più comuni) non consente di affrontare i problemi
esistenti con strumenti tradizionali, ma obbliga a percorrere strade innovative
basate sulla concertazione istituzionale e sulla reciproca azione di
pianificazione esercitata dai diversi soggetti competenti e secondo le loro
autonomie e i loro ruoli nel complesso sistema di governo del territorio.
Un’azione di pianificazione è necessaria: per
superare le logiche localistiche, per superare le frammentazioni
amministrative, per avviare un processo unitario di uso del territorio, per
ridurre il consumo di suolo, per favorire una razionale rifunzionalizzazione
dell’intera area.
Un piano che, nella sostanza dei suoi
intenti, possa costruire un percorso (seppure basato sulla garanzia delle
autonome scelte dei singoli soggetti coinvolti) unitario e condiviso tale da
consentire il raggiungimento di finalità condivise e da far ricadere sui
singoli strumenti di competenza.
2. LO SPIRITO DEL PIANO STRATEGICO
L’ipotesi
avanzata è quindi quella di redigere uno strumento avente caratteristiche di
piano strategico (in quanto tale costruito in forma parallela alle normative
regionali, che formalmente non lo riconoscono) di competenza regionale, sul
quale far convergere la condivisione (politica e istituzionale) dei soggetti
coinvolti che, a loro volta, dovranno darne attuazione attraverso la
predisposizione o l’adeguamento dei rispettivi piani provinciali e comunali.
Questa
ipotesi – all’interno del quadro delineato – trova maggior riscontro operativo
e una forte flessibilità, tale che potrebbe garantire risultati in tempi brevi
e maggiormente rispondenti alle aspettative locali.
La scelta
comporta la necessità di una forte azione di coordinamento tra i diversi
soggetti interessati (la Regione, le Province e i Comuni), anche nelle loro
diverse competenze (territorio, paesaggio, ambiente, attività produttive etc.)
al fine di costruire e condividere uno strumento di governance attivata tra i
diversi livelli istituzionali.
Un piano che nella sua visione strategica sia capace di
interrelare e far dialogare i diversi interessi in gioco e costruire politiche
territoriali attente alla gestione delle risorse, così come di rispondere alle
esigenze poste dai settori produttivi interessati.
Un piano, dunque, che non è in grado di incidere
direttamente sulle politiche territoriali, ma che definisce percorsi
istituzionali che i singoli soggetti si impegnano a trasporre negli strumenti
di loro competenza al fine di rendere operative e attuabili le politiche
individuate e condivise.
3. GLI IMPEGNI IMMEDIATI
La formazione di un piano strategico comporta
la necessità che tra i soggetti partecipanti si definiscano le azioni
(politiche e tecniche) per giungere alla elaborazione condivisa dello
strumento.
In prima istanza, occorre definire i momenti
di concertazione e di coordinamento delle azioni attraverso la costituzione di:
- un
tavolo istituzionale (nel quale siano rappresentati tutti i soggetti
istituzionali sottoscrittori del presente protocollo);
- un
tavolo tecnico (costituito da un numero ristretto di elementi - al fine di
renderlo maggiormente operativo - rappresentativi dei soggetti partecipanti);
- un
eventuale tavolo di ascolto (che in alternativa può essere aggregato o
consultato dal tavolo istituzionale, costituito dai portatori di interessi
collettivi e diffusi).
I due tavoli individuati, oltre a
quello eventualmente da definire nelle fasi di partecipazione, rappresentano
due momenti distinti e con ruoli estremamente diversificati: il primo
rappresenta il luogo della direzione dell’intero processo di pianificazione
(individua le finalità, definisce gli obiettivi, specifica i tempi, indirizza e
coordina lo svolgimento del lavoro tecnico); il secondo è il momento di
attuazione delle decisioni del tavolo istituzionale (analizza i problemi
esistenti, verifica la fattibilità del raggiungimento degli obiettivi, redige
lo strumento, persegue il monitoraggio dell’attuazione del piano). I due
tavoli, in forma coordinata (attraverso incontri cadenzati), rappresentano la
direzione del progetto e ne garantiscono la definizione, la redazione e la
successiva attuazione (fase quest’ultima in capo alle singole amministrazioni).
A seguito della costituzione dei tavoli
(quello istituzione e quello tecnico) necessari per la redazione dello
strumento si dovrà dare risposta a primi e importanti elementi per la
delimitazione del progetto; tra questi i più urgenti sono:
- la
delimitazione dell’area del piano e la conseguente individuazione dei soggetti
istituzionali coinvolti;
- la
messa a disposizione delle informazioni necessarie per costruire il quadro
della situazione esistente al momento di avvio del piano;
- la
specificazione dei contenuti dello strumento (riferendosi, soprattutto, agli
oggetti che rientreranno nel piano) e della sua validità rispetto agli
strumenti di pianificazione esistenti;
- la
valutazione della fattibilità dello strumento rispetto alle ricadute sulle
politiche territoriali attuate in sede locale;
- l’individuazione
della forma giuridica di approvazione di parte regionale e di condivisione dei
soggetti coinvolti;
- la
volontà, in conseguenza alla predisposizione del piano strategico, di dare
attuazione ai risultati conseguiti attraverso l’adeguamento degli strumenti di
pianificazione provinciale e locale.
4. I TEMPI DI AVVIO E DI REALIZZAZIONE
La redazione di uno strumento strategico,
proprio per la sua autonomia rispetto alle normative esistenti e per la sua
flessibilità operativa, può essere contenuta nei tempi.
Una prima ipotesi di tempistica, per l’avvio
e la redazione del piano, può essere la seguente:
- entro
il 15 marzo 2009 sottoscrizione del protocollo,
- entro
il 30 marzo 2009 individuazione dei componenti dei due tavoli,
- dal
1° al 30 aprile 2009 raccolta delle informazioni, definizione del quadro di
riferimento e definizione degli obiettivi,
- dal
1° maggio al 30 giugno 2009 stesura di una prima bozza del piano,
- dal
1° al 31 luglio 2009 consultazioni pubbliche sui contenuti del piano,
- dal
1° agosto al 30 settembre predisposizione del documento definitivo e
approvazione regionale,
- dal
1° ottobre 2009 avvio redazione delle varianti di adeguamento dei piani
provinciali e comunali.
5. L’INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI
Una prima definizione degli obiettivi specifici del piano
(a partire da quanto specificato nel documento “Un’ipotesi di piano strategico
per l’area della Valledora” dell’ottobre 2008, al quale si rimanda) possono
essere articolati in funzione delle specificità dell’area e della “visione” del
suo futuro e possono essere così declinati:
-
salvaguardia e valorizzazione dell’immagine e
dell’identità dell’area, onde favorire il miglioramento della qualità della
vita delle popolazioni;
-
recupero dell’identità storica e culturale
dell’area, attraverso la riqualificazione degli elementi naturali e
storico-culturali;
-
riqualificazione dei
paesaggi degradati attraverso la rimozione delle condizioni di degrado
prefigurando nuovi paesaggi costruiti secondo i criteri di equilibrio tra
ambiente e attività umane, di utilizzo delle risorse naturali e di rispetto dei
valori culturali delle comunità locali;
-
rinaturalizzazione delle aree degradate e
potenziamento delle reti ecologiche;
-
conservazione e riqualificazione
paesaggistica degli ambienti rurali, anche edilizi e storici, e riorganizzazione dell’assetto
agricolo e colturale;
-
utilizzo razionale delle risorse, ovvero
razionalizzazione dell’area dal punto di vista dell’escavazione, considerando
l’intero comparto estrattivo;
-
sostegno alle attività produttive connesse
alle risorse naturali (attività di escavazione) e individuazione di nuove forme
di sviluppo ecosostenibile del territorio;
-
individuazione di progetti pilota, che
diventino sul territorio opportunità per la valorizzazione delle risorse
esistenti e la creazione di nuove occasioni di sviluppo economico sostenibile.
6. I RISULTATI ATTESI
Con la redazione del “Piano strategico della
Valledora” si intende avviare una prima azione di pianificazione concertata
multilivello che, partendo dalle competenze regionali, sia in grado di
intervenire su una situazione territoriale che necessita di un’azione combinata
e coordinata da una molteplicità di soggetti.
L’azione che si intende perseguire, che in
qualche modo potrebbe costituire una sperimentazione da attuare in altre parti
del Piemonte (anche riguardanti situazioni territoriali e ambientali diverse),
può rappresentare l’avvio di una nuova modalità di pianificare il territorio.
Un piano che, partendo da una elevata concentrazione di problemi, sia in grado
di dare soluzione alle diverse istanze presenti (la salvaguardia dei paesaggi,
la riduzione del consumo del suolo, la tutela degli interessi delle
collettività e degli operatori economici), fornendo uno strumento di
autogoverno basato sulle realtà territoriali e non sui singoli confini
amministrativi.
Una prova di governance per verificare la
fattibilità di strumenti innovativi che, superando lo stretto ambito della
pianificazione locale, siano in grado di far dialogare soggetti diversi e far
convivere interessi diversi e, talora, contrastanti.
Il piano potrebbe anche cogliere le
opportunità che il dibattito in corso, sulla riforma per una nuova legge di
governo del territorio, pone all’attenzione della collettività regionale. In
particolare il piano, proprio per il suo carattere sperimentale, potrebbe
essere in grado di verificare la reale fattibilità di azioni di perequazione
territoriale applicate all’interno di situazioni caratterizzate da politiche in
atto con un forte impatto territoriale e ambientale.